Una delle questioni maggiormente controverse che preoccupa i selezionatori, soprattutto se nuovi del mestiere, è il fatidico dubbio “Come faccio a capire se il candidato mente?”
Molti sono gli studi che hanno cercato di venire in soccorso individuando i segni comportamentali che possono rendere visibile tale aspetto. Pensando alla mia esperienza personale, tra le decine di segnali indicati dalla letteratura, quelli maggiormente frequenti sono risposte molto brevi, risposte immediate date ancor prima che la domanda sia terminata, agitazione psicomotoria, sguardo sfuggente, impossibilità nel ricordare eventi importanti.
E’ tuttavia importante considerare questi segnali da un punto di vista “situazionale”, ovvero considerando chi abbiamo di fronte. Gli stessi comportamenti verbali e non verbali, infatti, potrebbero indicare semplicemente timidezza, emotività o tensione. Un bravo mentitore solitamente riesce a tenere sotto controllo molti degli indicatori citati, pertanto solo con una serie di accorgimenti, come ad esempio chiedere di focalizzarsi sui dettagli o chiedere di inquadrare risposte contraddittorie, si possono chiarire eventuali dubbi sulla veridicità delle risposte.
I recruiters hanno a che fare ogni giorno con una ingente quantità di informazioni da verificare, un passaggio obbligato per evitare di assumere la risorsa sbagliata con non poche conseguenze negative per l’azienda, anche dal punto di vista dei costi.
Le bugie più comuni dei candidati per rendere più appetibile la propria candidatura riguardano:
– le date: capita sovente che un candidato modifichi le date relative alle esperienze lavorative passate, soprattutto per coprire possibili lacune tra un impiego e un altro.
– qualifiche non corrispondenti al vero: alcuni candidati tendono ad attribuirsi titoli professionali che in realtà non possiedono, o segnalano livelli superiori rispetto a quelli effettivamente maturati.
– retribuzioni erronee: una certa tendenza a esagerare è presente anche nella segnalazione delle retribuzioni passate, spesso caratterizzate da maggiorazioni. In questo caso verificare le informazioni potrebbe essere difficile, ma è sempre possibile determinare la retribuzione media relativa a una precisa posizione lavorativa.
Mentire dunque non è una buona soluzione…ma vendersi al meglio è assolutamente lecito! Vendersi ad un colloquio di lavoro è un atto delicato di bilanciamento. Dovreste dare l’impressione di essere una persona sicura di voi, che riconosce le proprie capacità ed esperienze e sa come spiegarle ad un potenziale datore di lavoro. Allo stesso tempo, questa presentazione deve essere fatta in modo tale da non sembrare eccessivamente arrogante e nemmeno un’ovvia esagerazione che non può essere del tutto vera. In alcuni contesti di lavoro, tuttavia, saper presentare la realtà in un modo “creativo” potrebbe far parte della mansione che andrete a ricoprire…!